LArca dellAlleanza è uno degli oggetti più antichi di cui si tramandi la storia. Ma non è solo questo. LArca è anche uno degli oggetti più sacri per due religioni: la Cristiana e lEbraica. Per lebraica soprattutto lArca, dato che contiene le tavole della legge, è da un lato la prova dellintervento Divino nella storia umana, dallaltro è l'elemento che fa assurgere il popolo ebraico a popolo eletto. È sullArca, tra i cherubini, che aleggia la presenza divina. Sembra un caso, ma è con la comparsa dell'Arca che una banda di poveri pastori sbandati diventa il popolo eletto che è tuttora vivo e vitale mentre i popoli più potenti della storia sono nati cresciuti e decaduti sotto i loro occhi. Per di più quando lArca scompare, il popolo ebraico viene sottomesso dai babilonesi e portato in cattività a Babilonia. Per alcuni addirittura lArca è la copia del trono di Dio e tornerà sulla terra al momento in cui dovrà sorgere il terzo Tempio. Tempio che dovrà sorgere sulle rovine dei due precedenti. LArca sarebbe anche dotata di energie misteriose. Sarebbe stata lei a fare crollare le mura di Gerico, così che se fosse stata toccata da chi non ne fosse esplicitamente autorizzato, questi sarebbe morto. Solo il Sommo sacerdote poteva accedere alla presenza dellArca e solo una volta allanno in occasione della festa del Yom Kippur o della purificazione per sacrificare alla sua presenza. Per quanto riguarda i poteri misteriosi dellArca cè da fare delle precisazioni. Già a quei tempi per esempio era in uso scavare gallerie sino a sotto le mura di una città nemica. Allinterno dello scavo porre dei pali di sostegno che venivano tolti ad un segnale convenuto.
Se guardiamo le mura di Gerico crollarono al suono delle trombe. Keller, però ne "La Bibbia aveva ragione" sostiene che Gerico era disabitata al momento dellarrivo di Giosuè. Ma se dell'Arca tutti quelli che se ne interessano ad un primo livello, o ciarlatani che se ne accostano per fare sensazionalismo di cassetta sono attratti soprattutto dai misteriosi poteri, chi la cerca seriamente è attratto anche dagli aspetti simbolici, allegorici ed esoterici. Infatti come abbiamo detto, l'Arca è il sigillo del patto di alleanza tra Dio e il Suo popolo: se crediamo alla Bibbia le tavole furono scritte dalla Mano di Dio. Sarebbe quindi una reliquia particolarmente sacra e molti lo cerarono per questo aspetto. Cosa succederebbe se venisse trovata e si trovassero anche le tavole e si scoprisse che quanto vi è scritto fu inciso a fuoco e da una mano che non era umana? Quali risvolti potrebbe avere una simile scoperta? Non trascuriamo anche che se nell'Arca c'è un messaggio divino, un messaggio che ha storicamente fatto fare un salto di qualità al popolo ebraico, significa che l'Arca contiene molte importanti verità divine, è lo scrigno della sapienza Divina, affidata ad un uomo particolarmente preparata per poterla ricevere degnamente e farne il giusto uso. Uomo che magari sempre su ispirazione celeste, vi ha aggiunto tutto un sapere di cui era già a conoscenza. Difatti non viene scelto per guidare il popolo di Dio un pastorello qualsiasi, come fu scelto invece per battere il gigante Golia e diventare uno dei più grandi re di Israele il giovane Davide. Il prescelto in questo caso, è uno degli uomini più importanti della nazione più potente del tempo: Mosè principe egizio
Il primo ad avanzare l'idea oggi quasi universalmente accettata che Mosè non fosse ebreo ma egiziano fu Freud. Il padre della psicoanalisi infatti inizia con un'osservazione semplice ma particolarmente acuta: se si accetta la radice ebraica che darebbe al nome Mosè il significato di salvato dalle acque, bisognerebbe però spiegare come una principessa egiziana abbia usato invece della propria la lingua di una tribù allora di importanza marginale nell'impero Egiziano. Questo quando la radice mosis mses mes è presente in moltissimi nomi egizi e significa figlio o protetto così che Tutmosis è il figlio del Dio Tut, Ramses è il figlio di Ra, ecc.
È da segnalare che il monoteismo con un Dio puro spirito, proclamato da Mosè, non era cosa nuova per gli egizi. Circa cent'anni prima di lui il Faraone Amenofi IV, marito della bellissima Nefertiti, cambia il proprio nome in Aken-Aton e promulga una religione monoteista di cui la Divinità unica sarebbe appunto stata Aton. È importante sottolineare come questa divinità non fosse antropomorfa. È vero che voleva indicare il sole, ma il sole sta ad indicare la luce, luce che in chiave simbolica non è luce fisica, bensì luce spirituale che, oltre a dare benessere con il calore, illumina la mente e l'anima dei fedeli. Era un essere di puro spirito, così come anche le altre divinità dell'Olimpo egizio non erano mai state antropomorfe, bensì spiriti. Le forme che prendevano non erano le loro abituali. Solo per comparire agli uomini, che non possono vedere gli spiriti, prendevano un corpo e una fisionomia specifici, per farsi riconoscere. Per taluni non erano che diverse manifestazioni o attributi della stessa divinità. Per essere più chiari basti pensare alle raffigurazioni cristiane dello Spirito Santo che compare sotto forma di colomba. Nessun cristiano per questo è mai stato un adoratore di colombi! Ma tornando al Faraone Akenaton, questi muore in circostanze misteriose. Non lascia figli e dopo di lui rimane per poco sul trono il famoso Tutankamon, l'unico di cui ci sia pervenuta intatta la tomba. Subentreranno quindi i ramessidi e dopo di loro un Faraone che si dimostrerà ostile alle popolazioni immigrate. È in questo periodo, tra il regno di Ramsete II e questo faraone che compare Mosè. La Bibbia ci dice che era figlio adottivo di una principessa. Il nome Mosè infatti per gli egizi avrebbe potuto essere composto dalla radice Mosis o Mses, che significava figlio di.
Molti Faraoni avevano il nome composto da questa radice, vedi i Tut-mosis, Ra-mses che significano ispettivamente figlio di Tut o figlio di Ra. Sarebbe stato quindi un uomo iniziato, iniziato non a cose magiche, ma alle avanzate conoscenze mediche, architettoniche, legislative del mondo egizio. Ma torniamo al nostro personaggio, Mosè era dunque un uomo dotato di una cultura decisamente superiore alla media persino per un popolo civilissimo come quello egizio. Anche la Bibbia ci dice che quando decide di prendere la guida di un suo popolo, quest'uomo viene ricevuto dal Faraone con cui tratta con una posizione forte. Forte non perché a capo di un popolo che per gli egizi è tanto importante da non essere mai menzionato, ma molto probabilmente per la posizione acquisita all'interno della stessa corte Egizia. I Faraoni, i figli degli Dei, infatti non davano udienza a chicchessia. Successivamente, quando fu messo a confronto con i maghi della corte, li superò in abilità. Ovviamente quello che per il popolino pareva magia, non doveva trattarsi di altro che delle conoscenze di cui solo gli egizi più dotti erano in possesso. E se quest'uomo superò in abilità gli altri maghi questo significava una cosa sola, ne sapeva più di loro. Dovette quindi essere molto semplice per lui mettersi alla guida di una tribù di pastori che viveva nel delta del Nilo, obbligata a trasformarsi controvoglia in muratori, prenderne il comando, portarli fuori dall'Egitto e trasformarli nel suo popolo. Era realmente un ispirato da Dio? Questo è un problema di fede. Così come è problema di fede credere o meno che abbia realmente ricevuto i dieci comandamenti direttamente da Dio sul monte Oreb, nella penisola del Sinai. Ma anche se Mosè se li fosse scolpiti da solo, chi può dire che la redazione di quelle norme, così semplici ma così esaurienti, non sia stata ispirata da Dio? E Mosè non era forse un discendente in via indiretta di Akenaton o un seguace di quella religione monoteista che il faraone aveva instaurato un secolo prima, a cui lui credeva ancora e quindi cercava di crearsi un proprio popolo che ne diventasse il seguace?
E le tavole erano veramente due tavole con i dieci comandamenti o non era forse un'allegoria che sta ad indicare tutta la mole di leggi che Mosè diede al popolo ebraico? O forse ancora che oltre alle leggi nell'arca vi fosse conservato e celato il sapere egizio di cui Mosè era depositario? Se infatti accettiamo anche noi la teoria che Mosè fosse realmente un dotto egiziano principe o no, diventa difficile pensare che non si sia portato con sé molti papiri contenenti le fonti del suo sapere. Così come se si trattava di persona già orientata al monoteismo o che comunque voleva imporre una sua religione e una sua legge a una tribù di pastori nomadi doveva realmente creare intorno a sé un alone speciale che gli conferisse un carisma particolare. Carisma dato da una personalità eccezionale abbinata ad una altrettanto eccezionale conoscenza del sapere egizio. Conoscenza che già si conferma, almeno a livello geografico, nel guidare una moltitudine di gente per anni in zona desertica, cosa impossibile se non si sa dove approvvigionarsi d'acqua. Conoscenza che però per continuare ad essere strumento di potere non doveva essere spartita con nessuno, anzi essere tenuta rigorosamente nascosta. Nascosta in un luogo in cui gli altri avessero paura a mettere le mani. Per il popolo lui, doveva rimanere una figura di inviato da Dio. Che per chi crede si concilia benissimo con un simile personaggio. Infatti ci troviamo davanti ad una delle più grandi figure di guida e legislatore che la storia umana abbia mai visto.
Lo stesso nome Mosè ci dice qualcosa di lui, dato i diversi significati che può assumere. Se infatti per gli egizi la radice mosis-mses, significa figlio (di solito di una divinità) in ebraico Moscè significa salvato dalle acque, ma i nomi ebraici possono venire letti anche al contrario. In tal caso Moscè diventa Escom che vuol dire il Nome (di Dio) per cui l'uomo che lo porta è un uomo che viene nel nome di Dio. Quindi ci troviamo davanti ad un personaggio che viene riconosciuto come un ispirato, infatti nel Cristianesimo Mosè e visto come una figura che anticipa il Cristo.
Dunque questo principe egiziano, particolarmente colto e carismatico diede nella penisola del Sinai una legislazione, (descritta nel libro del Levitico nella Bibbia) completa che, come ripetutamente detto trasformò degli sbandati in un grande popolo. Intanto fece costruire l'Arca in cui chiuse i dieci comandamenti.
Su questo argomento le interpretazioni sono le più disparate e passiamo dalle più serie alle più cialtronesche.
Tranne i fanatici della macchina infernale, tutti sono concordi su una cosa l'Arca è il contenitore di un sapere elevatissimo: Divino per chi è credente, comunque iniziatico per chi vuole dargli un interpretazione di questo tipo. Sta di fatto che il sapere contenuto nell'Arca fu quello su cui Mosè si basò, per trasformare il popolo dalla dura cervice nel popolo eletto. Quindi la ricerca dell'Arca sarà archeologica da parte di coloro che ricercano il reperto, religiosa per chi crede che questo oggetto contenga le tavole dei Dieci comandamenti, esoterica per chi cerchi la parola perduta. Per chi sostiene che fosse una macchina infernale è meglio non trovarla per non essere sbugiardato.
Ma da quanto l'Arca conteneva si può avere una risposta alla domanda sui suoi poteri magici e misteriosi? Forse, ma forse anche da come era fatta. In effetti c'è da chiedersi come mai la Bibbia si dilunghi tanto sulla descrizione di come doveva essere fatto questo "oggetto" e la descrizione non può non avere un motivo. Quale significato ha dunque la forma dell'Arca? Se si accetta e sembra indiscutibile l'influenza egizia nella costruzione, incominciamo dalle figure alate che sormontano il coperchio. La Bibbia li nomina Cherubini. Con questo nome viene identificata una delle tante categorie di angeli. Per quanto riguarda i cherubini, erano stati citati in precedenza solo una volta: sono loro infatti i guardiani del Paradiso terrestre. Quelli che impediscono agli uomini di potervi rientrare. Si tratta dunque di angeli guardiani, figure che dovrebbero mettere paura a chi li vede. Figure che hanno il compito di stare a guardia dell'Arca, ma soprattutto del suo contenuto. La figura di divinità (in senso lato) alata è comune a tutte le civiltà di quell'epoca. Compaiono frequentemente nei bassorilievi assiro babilonesi e nell'iconografia egizia.
Ritorniamo alle tombe egizie. Potremo ricordare quanto già detto in precedenza. Ai quattro lati di molti sarcofagi, proprio sugli spigoli, sono raffigurate divinità alate con le ali spiegate, disposte a novanta gradi, in modo che le estremità di una punti all'estremità dell'altra. In questo caso, cioè sull'Arca vengono indicate solo due figure alate. Questo fa ricordare un'iconografia egizia piuttosto frequente: la rappresentazione di Iside e Nefti, poste una di fronte all'atra che piangono il comune fratello e marito Osiride. Ma al di la dei riferimenti e delle influenze delle culture contemporanee, perché si è scelto proprio quel determinato simbolo e non un altro? Perché i due cherubini si devono guardare reciprocamente e perché le ali devono arrivare vicine l'una all'altra? C'è forse una spiegazione. Un amico (Mario Ruberi) che ha studiato per molti anni i Templari, in maniera seria e non sensazionalistica, ha cerato di dare una spiegazione a questo interrogativo. L'Arca sarebbe stata costruita di legno di acacia. Rivestita all'interno e all'esterno di una superficie d'oro. L'acacia è un legno che emette una resina acida. Bene tutti sappiamo che una superficie acida tra due metalli buoni conduttori (l'oro è uno dei migliori) genera una pila elettrica. Un voltaggio anche basso avrebbe creato uno spavento terribile a popolazioni primitive e superstiziose. La scossa anche lieve sarebbe stata interpretata come la collera di Dio e sarebbe stata sufficiente a causare in molti un shock mortale. Ma se questa spiegazione può forse avere un credito, ce n'è un'altra ancora più semplice e credibile per quanto riguarda coloro che la toccavano. Se andiamo ad analizzare la maggior parte delle civiltà in cui il Divino è la regola su cui la civiltà si basa, contempla la figura del Tabù. Il nome cambia da religione a religione, ma il concetto rimane il medesimo. Il Tabù è un qualcosa di sacro accessibile solo ai sacerdoti o in certi casi, solo al Sommo Sacerdote. Proprio come per l'Arca. In tutte le religioni che lo contemplano, chiunque violi il Tabù incorrerà in una morte terribile in breve tempo, in altri casi invece, chi infranga il Tabù verrà messo a morte. In ogni caso le conseguenze sono gravissime. Coloro che hanno studiato il fenomeno, hanno potuto constatare come in molti casi, persone che abbiano violato il Tabù, che in certi casi era un oggetto banalissimo come per esempio un palo, siano morti improvvisamente solo per lo spavento e l'orrore del sacrilegio compiuto. Lo choc psicologico può essere tanto forte da diventare mortale. È quindi lecito pensare che se qualcuno morì per aver toccato l'Arca, la ragione più probabile è che il motivo sia stato la paura. Per quanto riguarda le stragi e le catastrofi che avrebbe causato, sarebbe interessante raccontare un piccolo aneddoto, svoltosi oltre tremila anni dopo. Poco più di un secolo fa un missionario italiano di cui è in corso il processo di beatificazione, il Cardinale Massaia, ebbe la sua capanna incendiata da una tribù etiopica che rifiutava la sua presenza. Il giorno stesso un fulmine bruciò le capanne di qualcuno di loro. La cosa fece si che il credito di Massaia aumentasse moltissimo in quanto si sparse la voce che era un mago potente e che si era vendicato dei suoi nemici! Cosa non possono fare le coincidenze. Per di più se Mosè aveva da nascondere dei testi preziosi, cosa probabile, quale soluzione più brillante che nasconderli nell'arca, dichiarare che chi l'avesse toccata sarebbe morto avrebbe potuto trovare?
Infine, quando dopo settantanni di prigionia a Babilonia gli ebrei possono ritornare a Gerusalemme, la Bibbia dice che vengono loro restituiti tutti gli oggetti sacri presi dai babilonesi e li elenca uno per uno. LArca, il più sacro non compare in questa lista. Quindi o non era stata presa o era andata distrutta. Pochi accettano questa seconda tesi. La tesi più plausibile è quella di Ron Wyatt che sostiene che lArca sia stata nascosta durante lassedio dei Babilonesi. In effetti lArca per dei conquistatori avrebbe avuto un doppio grandissimo valore. Uno economico data la quantità do oro utilizzata per costruirla, laltro religioso e di prestigio. Se infatti lArca elevava gli ebrei a popolo eletto, spogliarli di un tale oggetto voleva anche dire declassarli da questo ruolo. Oltretutto i babilonesi oltre alla mentalità della deportazione dei vinti, cercavano di imporre anche la loro religione. Quindi un conquistatore avrebbe fatto limpossibile per impossessarsene a meno che fosse atterrito dai famosi poteri magici e misteriosi di cui si diceva fosse dotata. Va notato che una volta lArca fu catturata dai filistei e la Bibbia lo menziona. Ma furono colpiti da tante sciagure che preferirono restituirla. Da questi si possono fare due deduzioni
In ogni caso, dopo la distruzione del Tempio, non se ne parla più. Almeno nella Bibbia, tranne per quando verrà ricostruito il terzo tempio
È curioso che chi ha cercato lArca sino ad ora siano per lo più stati dilettanti e non archeologi professionisti. Sono stati esploratori come James Bruce, che però ritenne che si trattasse di una copia, giornalisti come Graham Hancock che hanno cercato soprattutto sensazionalismo, rabbini come Shlomo Goren e Yeuhda Getz che lhanno cercata per motivi di carattere religioso o Vendyl Jones che è un archeologo che ha lavorato sui manoscritti del mar Morto, ma che ha unestrazione di studi di carattere principalmente religioso. Viene citato anche il professor James Strange delluniversità della Florida meridionale ma non si trova nessunargomentazione su sue ricerche in proposito. Cè poi una figura pittoresca come Ron Wyatt che dichiara di averla trovata e porta argomentazioni interessanti a sostegno delle sue teorie, ma a sentir lui avrebbe ritrovato tutto il ritrovabile, in quanto scelto da Dio per ritrovare i reperti sacri.
Ma a questo punto viene spontanea una domanda.
Ma si può dire che l'Arca di Axum è una copia? Oggi la risposta è si l'Arca di Axum non è l'Arca dell'Alleanza. È sicuramente un oggetto molto antico ma con ogni possibilità un sarcofago Egizio che si è rovinato nel trasporto. Infatti qualche anno fa un italiano entrò nella chiesa di Santa Maria di Sion e fotografò l'oggetto di cui si discute tanto. Dalle foto si vede un coperchio d'oro e due figure alate molto piccole sugli spigoli dello stesso lato corto. Le ali delle due figure sono disposte a novanta gradi. È quindi una struttura completamente asimmetrica cosa assolutamente inusuale nell'architettura antica. Oggetti simili non esistono né nell'artigianato egizio, né in quello ebraico né assiro babilonese. Quale è dunque l'origine di questo oggetto? Con ogni possibilità si tratta di un sarcofago egizio che originariamente era sormontato da quattro figure alate, che in questi casi erano proprio come quelle dell'Arca di Axum, e che nei vari trasporti o movimenti ne ha per motivi ignoti perse due. La scoperta è di enorme importanza perché se non altro ci consente di scoprire finalmente cosa c'è nella chiesa di santa Maria di Sion in Etiopia. Si è scoperto che l'Arca dell'Alleanza continua a mantenere il suo segreto.